E’ molto che non scrivo su questo blog: scrivere non mi è mai piaciuto, mi annoia ma, a volte, sento l’esigenza di raccontare a tutti, in maniera indelebile, piccole cose, minuscole riflessioni che mi piace non dimenticare.
E’ il caso di stasera: serata tranquilla con amici, si va nel centro storico di Bari. Una pizza, una chiacchiera, una risata. Finiamo di mangiare, paghiamo, ci viene voglia di un caffè, un dolce, di non chiudere lì la serata: entriamo nel Bar Collo (e sottolineo Bar), chiediamo un tavolo ci sediamo. La cameriera arriva dopo una decina di minuti, prende le ordinazioni di tutti, mi chiede cosa voglio. Le chiedo una melange al caffè, cade dalle nuvole, mi dice che in un BAR non servono CAFFETTERIA al tavolo. Rimango perplesso, è la prima volta che mi accade. Non prendo nulla, la ragazza finisce di prendere le ordinazioni e va via. Dopo pochi minuti torna al tavolo accanto, inizia a prendere le ordinazioni: una ragazza, accanto a me, chiede una camomilla. La cameriera le dice che nel BAR non servono CAFFETTERIA al tavolo. Guardo Marianna e scoppiamo a ridere, lei sommessamente e io sguaiatamente. La cameriera si irrita, mi chiede cosa ci sia da ridere, le faccio notare che la camomilla non è un articolo di caffetteria. Lei mi dice che, non provenendo dalla cucina, è caffetteria. Le rispondo che non credo che, in italiano, il termine caffetteria indichi quello che lei intende (e, a dire il vero, penso che con questa definizione anche un whisky ed un pacco di gomme sono caffetteria). La cameriera dice che con clienti come me non riesce a trattenersi: per dispetto serve la camomilla al tavolo alla ragazza, rallenta notevolmente il nostro servizio, si rifiuta di portare 2 bicchieri d’acqua al nostro tavolo (forse anche l’acqua è caffetteria). Non ci porta neanche il conto.
Per evitare ulteriori discussioni, andiamo alla cassa e chiediamo il conto: 4 soufflè al cioccolato, di cui uno senza panna, 22.50 €. Perplesso chiedo quanto costino i soufflè ed il titolare mi dice 3.00 €. Gli chiedo come mai, se un soufflè costa 3.00 €, 4 ne costano 22.50. Il conto è:
soufflè – 4 * 3.00 € = 12.00 €;
panna – 3*0.50 € = 1.50 €;
coperti – 6*1.50 = 9.00 €.
Mi dice che chiunque si sieda al tavolo deve pagare il coperto. Penso, appena uscito dal locale, che io mi sono seduto e ho pagato loro che si sono rifiutati di servirmi.
So benissimo di essere pignolo, forse anche rompiscatole ma…ricordo il Canada, lo scorso anno, l’attenzione al cliente, quasi maniacale, i prezzi assai più contenuti a fronte di un servizio di un altro pianeta. Penso che, nel mio lavoro, non ho mai trattato un cliente così, neanche il più rompino. Poi penso alla crisi, tutti ne parlano, le PMI si lamentano, non c’è lavoro. Ricordo, di sfuggita, un bar nel parco di Bari che mi chiese di pagare, a parte rispetto al caffè, il bicchiere d’acqua (depurata) e la bustina di zucchero. Rileggo il post su alcuni esercizi commerciali di Bologna e Milano, dello scorso anno. E allora rifletto…e lascio immaginare cosa. Credo lo stesso su cui riflettano molti.